ATTENZIONE

ATTENZIONE: In questo blog leggerete anche parecchie cazzate. Maneggiare il tutto con cura.

mercoledì 29 giugno 2011

Idroman Sprint 2011: sopravvissuto

Non sono scomparso per leccarmi le ferite, semplicemente ero via per lavoro senza un accesso alla rete.


Forse è stato meglio così, perché ho avuto modo di riflettere maggiormente sullo Sprint di Idro, su cosa è andato e su cosa non è andato, con la speranza di migliorare e non ripetere alcuni errori.

La vigilia

Questa è la fase maggiormente ricca di errori da non ripetere in futuro. Devo però ammettere che c’è stata una concomitanza di eventi degna del più improbabile allineamento di pianeti.

Venerdì come si è capito ho compiuto gli anni, quindi giovedì sera festa alcoolica e soprattutto a base di salumi con gli amici. Da mercoledì dormivamo sui divani in quanto avevamo il parquettista impegnato con dei lavori in camera, quindi lascio immaginare il mal di schiena. E naturalmente sabato mattina ho dovuto tinteggiare la cameretta, ché in settimana sarebbero venuti a montare il mobilio nuovo.

Insomma, se proprio proprio volevo esordire, non potevo scegliere settimana più inappropriata.

Infine sabato pomeriggio, raggiunto Idro e trovato il campeggio, mi sono dovuto sobbarcare un centinaio di chilometri aggiuntivi in auto per andare a recuperare Edo dai nonni in montagna – PROMESSA SOLENNE – con il risultato che non ho avuto letteralmente il tempo per rifiatare né tantomeno studiare il percorso bici, come m’ero ripromesso.

Il giorno della gara

Mi sveglio dopo una bella dormita, ma intirizzito dal freddo. Brutto segnale. Mi reco comunque alla ZC, scambio di convenevoli con Jolik, e inizio a preparare il tutto. Mi perdo un po’ così che non ho il tempo di effettuare il riscaldamento in acqua. Questo lo ritengo l’errore principale, madornale, della giornata.

Nuoto

Lo sparo della partenza mi sorprende, non s’era capito se si partiva dalla spiaggia o dall’acqua. Va beh, buttiamoci.

L’acqua è gelida. Faccio 3-4 bracciate, ma non riesco a respirare. Mi guardo intorno e vedo che sono tutti di fronte a me. Provo a mettere giù un piede e non tocco. Vengo colto dal panico. Veramente, mai successo prima. I pensieri vanno a mille, so per certo, in quell’istante, che non ce la posso fare. Non riesco a nuotare, mi coglie la paura dell’acqua profonda, vedo la boa lontanissima. Penso ad una disonorevole uscita dall’acqua, ma subito alla delusione che darei a Edo e Francesca che sono sulla spiaggia, a tutti gli allenamenti fatti in questi mesi. E che cavolo, la gente come noi non molla mai. E allora pian piano si parte, veramente stavolta.

Lentamente acquisisco anche un discreto ritmo. Recupero qualche posizione. Con meno difficoltà di quanto pensassi tengo anche una rotta abbastanza lineare. Al giro di boa, nonostante tutto vedo dietro di me che ho alle spalle un gruppetto di altri concorrenti. Non sarò uno squalo, ma non sarò nemmeno l’ultimo ad uscire dall’acqua.

Tra la prima e la seconda boa vado benino, mi aiuto a tenere la rotta stando in scia, senza forzare. Penso ai successivi tratti. All’ultimo giro di boa però, nonostante a sensazione stia nuotando anche benino, parto per la tangente tutto sulla destra. Faticherò a riprendere una rotta diritta verso il gonfiabile.

Nonostante tutto esco che non sono ultimo.

T1

La muta la tolgo molto bene, anzi la parte superiore riesco a toglierla addirittura in corsa. Indosso le calze, nonostante un concorrente mi urli di lasciarle perdere, scarpe, occhiali, casco. Tutto molto bene. Sennonché il patatrac con il pettorale. Nella foga tiro un po’ troppo ed il pettorale si rompe in prossimità della spilla. Cerco di rimetterla, ma la spilla è vecchia (ha fatto Abbot’s Way e Cro Magnon …) e non ne vuole sapere di chiudersi. Provo, riprovo, buco, ribuco. Infine, dopo almeno 2-3 interminabili minuti riesco a chiuderlo e partire per la bici

Bici (Altrimenti detto l’inferno)

Adesso. Quando uno abita in pianura e si è allenato praticamente solo in pianura (fatta salvo la trasferta di Bardi), e va ad esordire in un Triathlon che ha come motto Alive in Hell proprio per le caratteristiche del tratto in salita della bici, sotto sotto un po’ pirla lo è.

Dire che è stata dura è un eufemismo. Ad un primo tratto duro è seguito una lunghissima ascesa fatta di tornanti e drittoni interminabili che non davano un minimo di respiro.

Quei pochi che non mi avevano superato in T1 lo fanno in bici, ma sono tranquillo. Penso solo a pedalare. In cima so che ci arriverò. Un falsopiano dà la momentanea illusione, poi inizia lo strappo finale. Continuo, il piede non lo metto giù, spingo per quello che ho, per quanto ne abbia poco.

Finalmente il giro di boa. E qua è adrenalina pura.

Non sono un discesista, ok, ho tendenzialmente paura, però penso d’essermela giocata. Tocco punte ai 60kmh, quando non ci sono i tornanti spingo sul rapportone, non limitandomi a farmi portare giù dalla forza di gravità.

Il tutto dura non molto, sembra un attimo. Ed eccomi in paese.

Sebbene sia in trance agonistica con la coda dell’occhio vedo i miei supporter, li sento. Apprezzo.

T2

Entro in T2 con le scarpe ai piedi. Inutile stare lì a fare i cinema sganciandole prima per pochi metri, soprattutto a questo punto. Tutto bene, via le scarpe, via il casco, ed ecco che per la seconda volta il patatrac con il pettorale. Non sto qua a farla lunga, basta rileggere quanto scritto prima, ché accade tutto esattamente nella stessa sequenza.

Alla fine piego la spilla, riesco a fissarla alla meglio e parto per la corsa.

Corsa

Devo ammettere che nonostante tutto, nonostante lo sforzo, l’arrabbiatura per il tempo perso, avendo fatto stretching sui pedali negli ultimi metri come visto in alcuni tutorial su Youtube, riesco ad essere reattivo subito.

L’unico errore che mi imputo è stato quello di non essermi studiato in anticipo il percorso che prevedeva un km circa verso nord, inversione, e poi passaggio in prossimità dell’arrivo da dove però si iniziava a correre sul lungo lago.

Errore perché nell’incrociare un po’ di concorrenti in questo tratto li pensavo ormai arrivati, quindi un po’ ho mollato, correndo più che altro in modalità “godiamoci la corsa” anziché in modalità “ultima frazione”.

Non che sia cambiato molto, dai 4’45’’/km magari scendevo a 4’20’’, recuperando cosa? 1 minuto? Però sarebbe stato interpretare nel modo più corretto l’ultima frazione, che alla fine è parte integrante del Triathlon.

Arrivo

Beh, al traguardo sono arrivato comunque contento, mano nella mano con il mio cucciolo, che è una cosa che non è paragonabile a nient’altro. Il tempo finale sarà di 2h04’. Non ultimo, ma quasi. Ma non è questo quello che conta oggi, quello che conta è essere consapevole che posso farcela. Voglio ricordare Malonno 2007, al traguardo con lo speaker che dopo pochi secondi spegne il microfono e gli addetti tirano giù il gonfiabile (anche se mancavano due concorrenti) e due anni dopo 78° al Valdigne sotto le 17 ore.

Prossimi passi

Innanzitutto allenarsi maggiormente. Ho iniziato tutto quasi per scherzo 6 mesi fa. Se a dicembre m’avessero detto che nel giro di poco avrei terminato un triathlon mi sarei messo a ridere.

Devo lavorare su parecchie cose.

Innanzitutto la bici, e su questo non ci piove. Oltre ad incrementare quantità di km e velocità in pianura, se voglio cimentarmi in gare che prevedano del dislivello devo mettere in preventivo, almeno una volta ogni due settimane, un’uscita con salita.

Poi la zona cambio, con una preparazione più scrupolosa d’alcuni dettagli, primo fra tutti l’elastico del pettorale. Niente di ché, però un conto è in un’ultra trail infilarlo con calma, un conto è metterlo di corsa con la foga di un triathlon.

Poi ricordarsi di fare un belò riscaldamento prima della frazione nuoto, per non iniziare col fiato bloccato.

Il resto verrà con l’esperienza Su questo non ci piove.

***

6 commenti:

KayakRunner ha detto...

Diciamo che hai degli ottimi margini di miglioramento! Ma io mi aspettavo dal tuo post una foto di 2 pirla in muta!!!!!

P.S. se lo sapevo che era il tuo compleanno ti avrei regalato una bella spilla nuova nuova ahahah!!

Anonimo ha detto...

Post godibilissimo, letto con grande piacere, sperando che non finisse...

il primo mattoncino c'è, la grinta c'era anche prima, ora serve metodo e costanza.

Anche io, come Paolo, avrei gradito foto dei 2 fighetti :-)

Simone

Anonimo ha detto...

I due pirla e fighetti siete voi due simone e paolo


Noi siamo triathleti!!!!!

Grande distinto post molto bello mi è sembrato di rivivere la gara..

Jolik

nuvola ha detto...

e bravi ragazzi ! se chi ben comincia e' a metà dell' opera a voi ne rimangono ancora trequarti .. forse ;-)
Tutta esperienza ! Alla prossima avventura !

fluido ha detto...

chapeau ... il commento fatto su pb a jolik vale anche per te, Siete grandi

Rocha ha detto...

Complimenti per il bel racconto che ho letto veramente volentieri, le sensazioni che tu hai descritto sono praticamente le stesse che anch'io ho provato ma vedrai che un poco alla volta qualche progresso nel nuoto lo faremo pure noi ! Ti ringrazio anche per la visita al mio blog, ma come hai fatto a trovarmi ? Speriamo prima o poi di incontrarci da qualche parte, io domenica sarò allo sprint di Parma .

IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

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