ATTENZIONE

ATTENZIONE: In questo blog leggerete anche parecchie cazzate. Maneggiare il tutto con cura.

martedì 1 settembre 2009

CCC 2009

Non so nemmeno io da dove iniziare a raccontare la CCC.

Una corsa del genere è qualcosa che val al di là del semplice impegno che dura 15-18-20-24 ore.

E' un viaggio che parte da lontano, da molto lontano, che dura mesi, mesi che si condensano nella mente per alcune ore, e che rivivi mentre sbuffi per sentieri.

Quando mi sono iscritto sapevo che andava preparata bene, che andavano messi in preventivo mesi di sacrifici. E così è stato.

Da Aprile tutte le domeniche sveglia prima dell'alba, il ritrovo a Brescia Centro alle 6 che diventa una costante, il rientro nel tardo pomeriggio sfatto dalla stanchezza.

E poi le uscite notturne, le gare di avvicinamento, che ho già raccontato.

Infine trovarsi a Courmayeur a poche ore dalla partenza e chiedersi: "ma è davvero giunto il momento che ho tanto aspettato?". Sì, il momento è giunto, e quando il lungo serpentone inizia a muoversi non riuscire a trattenere le lacrime dall'emozione.

Io che piango, non l'avrei mai detto ...

La partenza come detto è da brividi, caccio dentro tutte le emozioni, metto giù la testa perché, come avrebbe detto il Colonnello "c'è pieno di cecchini", e via andare, senza una strategia studiata, ché arrivo da due settimane di mare, dove non avevo PC, stampante, niente. Ho con me solo un fogliettino scritto a matita con i principali passaggi.

Parto dal fondo, come al solito, e cerco di tenere il mio passo.

Si corre fino in Val Ferret, poi la prima salita al Rifugio Bertone, un lungo serpentone.

La giornata è calda, sto bene, inizio a perdermi nei miei pensieri. Non sono solo, come potrei esserlo, ne mai lo sarò salvo un minuto nel tardo pomeriggio, ma sono praticamente tutti Francesi, non c'è dialogo. Meglio così, mi viene da pensare, tutto fiato risparmiato.

Il transito al rifugio è veloce, riparto per la prima vera vetta, la Tete de la Tronche.

Qua lo spettacolo che diamo rimarrà per sempre nei miei occhi: una fila indiana che non ha soluzioni di continuità. Guardi davanti e pensi dove devi andare, guardi indietro e pensi dov'eri.

Scollino e inizio a corricchiare. Incrocio un ragazzino che incita tutti i concorrenti. Vedendo che sono Italiano si trasforma in Caressa in Italia - Germania al gol di Del Piero. Mi gaso e proseguo.

Veloce sosta al Bonatti e via verso Arnuva. Qua la prima bella sorpresa: Francesca ed Edo che sono venuti con la navetta. Li saluto velocemente, mangio, e quando esco dedico loro un paio di minuti per rassicurarli che sto bene, che i primi 26 km sono volati, che va tutto secondo i piani.

Inizio la seconda salita, verso il Gran Col Ferret. E' bella tosta, ma ho ancora tante energie, quindi la affronto secondo il mio solito: passo regolare, mai un'esitazione, testa bassa e via.

Scollino, un gel, e inizia la lunghissima discesa verso Praz de Fort.

Cerco di non forzare, conscio che massacrasi le gambe ora vorrebbe dire iniziare le salite della seconda parte, di notte, senza più energie.

Arrivo a Champex all'imbrunire, una sosta di 25 minuti per mangiare bene, cambiarsi, e riparto per Bovine

Qua inizia il mio calvario. La salita è massacrante, non da respiro, fa freddo. Sono sempre più quelli che supero ai lati del sentiero, e quando sono io ad aver bisogno di un paio di soste ecco che si presenta lo spettro del ritiro. E' una cosa mentale, anche se non è da me fermarsi in salita non sono allo stremo. Però la paura macina. Un gel e riprendo. Scollino, fa freddo, siamo immersi nella nebbia, ma la crisi è ormai passata, e quindi scendo bene a Trient.

Anche qua breve sosta per mangiare (mai mangiata una pastina più buona in vita mia), cambiarsi ancora per non prendere freddo, e ripartire per Catogne.

Questa salita me la bevo, non ho esitazioni, supero decine di concorrenti. Quando arrivo a Vallorcine sono consapevole che ormai è quasi fatta. Mancano 18 km, un colle di 900 metri di dislivello, e poi un migliaio di discesa.

Mi copro benissimo, doppio giubbetto, e mai scelta sarà più azzeccata. Infatti di lì a poco inizia a piovigginare e fa freddo.

La salita è più dura del previsto, mi ricorda un po' il sentiero Pra Di Rat, solo che in questo frangente ho circa 90 km nelle gambe. Salgo un po' meno brillante di prima, mi fermo un paio di volte a bere, ma non ho crisi.

Scollino, inizia una discesa inizialmente tecnica, inizia ad albeggiare. Purtroppo il cielo è coperto, lo spettacolo dell'alba in cima è parzialmente rovinato, ma ormai penso solo a Chamonix.

La discesa me la godo tutta, la corricchio senza prendere però rischi. Mi sorprende vedere che sono io quello che supera, quando in genere pago posizioni su posizioni nelle discese finali.

Ecco Chamonix con le sue luci, un Italiano mi dice che manca un km e mezzo, tutto d'asfalto.

Entro in paese, inizia la parte transennata, corro come in allenamento.

C'è poca gente, sono poco più delle 8 del mattino, ma chi è lì non lesina applausi.

"Merci, merci", ringrazio tutti.

Ed ecco il traguardo, ecco Edo che mi aspetta a 150 metri. Entra anche lui nella dirittura d'arrivo, tagliamo il traguardo mano nella mano.

Il momento che ho sognato per 7 lunghi mesi è arrivato, sono quasi incredulo.

Passi anche il gilet grigio-rosso ... è il mio momento questo e lo posso condividere con la mia famiglia.

La lunga strada per Chamonix è giunta al termine.

***

2 commenti:

Gianluca ha detto...

Bravissimo!
Complimenti.

trave

Anonimo ha detto...

Bravo Giancarlo.
Non avevo il minimo dubbio sul tuo arrivo a Chamonix. La preparazione fisica e la forza mentale erano ben allenate.
Mi è spiaciuto non rivederti alla fine ma avremo modo di ritrovarci.
Ancora bravo

IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

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