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giovedì 24 febbraio 2011

Tabella Vs Anarchia

Prendo spunto per questo post da una serie di coincidenze che m'ha portato ad alcune riflessioni.

Ieri gli impegni di lavoro m'hanno portato fuori ufficio, dopodiché sono riuscito a tornare prima del solito (dopo una giornata più intensa). Rientrando ascoltavo un programma alla radio dedicato alla routine, a come nella routine riusciamo a dare costanza e talvolta significato ai nostri impegni. Facevano l'esempio dei carcerati, che appunto attraverso una autoimposta rigida routine quotidiana riescono a tirare avanti per anni senza sbroccare.

Giunto a casa verso le 17 avevo 3 alternative: andare in piscina prima del previsto, con l'incognita di trovarla più affollata dei miei standard, tirare fino all'orario solito, oppure stravolgere il programma d'allenamento e andare a correre.

Ho optato per quest'ultima soluzione, in barba alla mia "tabella" d'allenamento.

Mentre correvo riflettevo però su come personalmente un rigido piano a cui attenermi sia più facile da gestire che affidarsi al caso.

Mi spiego meglio: di natura sono un grandissimo anarchico, non mi piace che mi venga detto quello che devo fare, né come, né quando (se qualcuno mi spiega come fare una cosa tanto vale che se la faccia da solo, no?).

Tuttavia nello sport ho visto in questi anni che gestire giorno per giorno l'allenamento mi porta ad una deriva accidiosa, dove tendo a rimandare sempre al giorno dopo, e inevitabilmente alla fine della settimana a non compiere tutto quello che avrei dovuto.

Avere  invece un piano d'azione ben definito mi porta ad essere costante, a rispettare gli obiettivi che IO mi sono posto, a raggiungere, infine, degli obiettivi.

E' un bel dilemma, anche perché alla fin fine la routine degli allenamenti deve incastrarsi anche con la routine quotidiana che inevitabilmente ha sempre delle deviazioni - basta un appuntamento da un cliente, una riunione che si protragga più del solito, un imprevisto da gestire.

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IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

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